Stefano Cantini 18 luglio 2014
Stefano
Cocco Contini risponde a Dora
Carapellese
Carissima Dora… piacere mio,
a parte la prima domanda in cui mi chiedevi
come sono capitato al Festival, ed è stato grazie alla conoscenza con Claudio Carboni, direi che la nostra
performance, del prossimo 18 luglio, consisterà nell'esporre un lavoro di ricerca durato ormai tre anni
e di cui abbiamo prodotto una pubblicazione dal nome “la musica perduta degli Etruschi”
Quindi parleremo della nostra ricerca e degli stati di avanzamento,
sulla ricostruzione degli strumenti
reali ritrovati al Giglio e del loro suono.
La musica che nasce ci parla di popoli comunicanti più di quello che
noi crediamo e soprattutto di qualità altissima più di quello che ci hanno
raccontato fino ad oggi.
Io e Simona Rafanelli direttrice del museo
Isidoro Falchi di Vetulonia, ci siamo conosciuti grazie ad un incontro sulle
donne Etrusche a Castiglione della
Pescaia, l’interesse reciproco a scoprire con le due nostre diverse professionalità il mistero della musica e che
musica potessero suonare questi strumenti abbandonati in una teca al museo di
Santo Stefano è stato fortissimo.
Da lì con i permessi della sovrintendenza li
abbiamo analizzati ricostruiti e soprattutto sono riuscito a capire come si
poteva ottenere il suono vero da questi
“flauti” di cui ho contestato subito il nome perché si tratta di strumenti
ad ancia.
Il futuro è già arrivato con la produzione
di un documentario che verrà proiettato alla rassegna internazionale del
cinema archeologico di Rovereto.
Un DVD da distribuire in tutti i musei del mondo con la performance
che faremo da voi, oltre che all’avvenuta partecipazione a tg3 leonardo e la presentazione nei musei archeologici più
importanti d’Italia, Milano, Paestum, Firenze, Roma etc.
Stefano Cocco Cantini
venerdì 18 luglio
con Simona Rafanelli in La musica perduta degli Etruschi
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